Tecniche di riabilitazione cardiaca dopo un infarto: percorsi e tempistiche

Un infarto miocardico segna un momento di svolta nella vita, ma non ne rappresenta la fine. Un percorso di riabilitazione cardiaca completo e personalizzato è fondamentale per recuperare la salute cardiovascolare, migliorare la qualità della vita e prevenire futuri eventi. Questo articolo esplora le diverse tecniche, le fasi e i progressi più recenti in questo campo, offrendo una guida chiara e completa.

Un approccio integrato al recupero

La riabilitazione cardiaca va oltre il semplice esercizio fisico: è un approccio olistico che coinvolge un team multidisciplinare di specialisti. Questo team collabora per creare un programma su misura, rispondendo alle esigenze specifiche di ogni paziente. L’obiettivo è affrontare tutti gli aspetti del recupero: fisico, psicologico e sociale. Il coinvolgimento attivo del paziente è cruciale, come sottolinea Humanitas Medical Care, per il successo del percorso riabilitativo.

Il ruolo del team

Il team riabilitativo è composto da professionisti con competenze diverse, che lavorano in sinergia. Il cardiologo supervisiona l’intero percorso, gestendo la terapia farmacologica e monitorando i progressi. L’infermiere fornisce assistenza continua, controlla i parametri vitali e educa il paziente sulla gestione della malattia. Il fisioterapista è la figura chiave per il programma di esercizi, adattandolo alle capacità individuali e ai progressi. Il dietista elabora un piano alimentare personalizzato, essenziale per la salute cardiovascolare. Lo psicologo offre supporto emotivo, aiutando il paziente ad affrontare lo stress e l’ansia, spesso presenti dopo un evento cardiaco, come evidenziato da Villa Betania. In base alle necessità, possono essere coinvolti altri specialisti, come il terapista occupazionale o il medico dello sport, per un approccio ancora più completo.

L’importanza dell’esercizio fisico

L’attività fisica è il fulcro della riabilitazione cardiaca. L’esercizio aerobico, come camminare, andare in bicicletta o nuotare, viene introdotto gradualmente, rafforzando il muscolo cardiaco e migliorando la condizione fisica generale. L’allenamento di resistenza, spesso aggiunto in una fase successiva, aumenta la forza muscolare. La terapia fisica, come evidenziato in un articolo su MDPI, è fondamentale. Gli esercizi sono personalizzati: si inizia con attività a bassa intensità, come passeggiate a ritmo moderato, aumentando progressivamente durata e intensità. Successivamente, si possono introdurre esercizi più impegnativi, come cyclette o tapis roulant, sempre sotto la guida del fisioterapista.

Educazione e stile di vita: pilastri della prevenzione

La riabilitazione cardiaca fornisce conoscenze fondamentali sulla gestione della salute del cuore. I pazienti ricevono informazioni dettagliate sulle malattie cardiache, sui fattori di rischio e sull’importanza di uno stile di vita sano. Imparano l’importanza di una dieta equilibrata, la necessità di smettere di fumare, le tecniche di gestione dello stress e come seguire correttamente le terapie. Queste conoscenze, come indicato da Corriere.it, sono strumenti potenti per ridurre il rischio di futuri problemi.

La dieta per un cuore sano

Un’alimentazione corretta è essenziale. Il dietista fornisce consigli personalizzati, promuovendo il consumo di frutta, verdura, cereali integrali e proteine magre. Si limita l’assunzione di grassi saturi, colesterolo, sodio e zuccheri aggiunti. Si consiglia di ridurre il consumo di carne rossa e alimenti trasformati, preferendo il pesce, fonte di omega-3, benefici per il cuore.

Il benessere psicologico

Un infarto ha un impatto emotivo significativo. Ansia, depressione e stress sono reazioni comuni. Il supporto psicologico, parte integrante della riabilitazione, aiuta i pazienti ad affrontare queste emozioni. Consulenze individuali, gruppi di supporto e tecniche di gestione dello stress aiutano ad adattarsi alla vita dopo l’infarto. La terapia cognitivo-comportamentale (CBT) può essere utilizzata per affrontare pensieri e comportamenti negativi.

Le tre fasi del recupero

La riabilitazione cardiaca è un percorso strutturato in tre fasi principali, ognuna con obiettivi specifici.

Fase 1: In ospedale

Questa fase inizia durante il ricovero, subito dopo l’evento acuto o l’intervento chirurgico. L’obiettivo principale è la mobilizzazione precoce del paziente, compatibilmente con le sue condizioni cliniche. Si inizia con esercizi leggeri, come sedersi sul bordo del letto, alzarsi in piedi e camminare per brevi tratti. Il personale sanitario fornisce anche informazioni sulla malattia, sul trattamento e sul percorso di recupero. Questa fase, come descritto da Top Doctors, prepara il paziente alle fasi successive.

Fase 2: Riabilitazione ambulatoriale

Dopo la dimissione, inizia la fase ambulatoriale, che si svolge in centri specializzati. Questa fase, che può durare da alcune settimane a diversi mesi, prevede un programma di esercizio fisico supervisionato e personalizzato. Si utilizzano attrezzature come cyclette, tapis roulant ed esercizi a corpo libero, sempre sotto la guida di fisioterapisti esperti. L’educazione sanitaria continua, con incontri individuali o di gruppo su dieta, gestione dello stress e terapia farmacologica. Come riportato dal Giornale Italiano di Cardiologia, un periodo di 8 settimane, iniziato circa 4 settimane dopo l’infarto, può essere molto efficace.

Fase 3: Mantenimento a lungo termine

Questa fase è cruciale per consolidare i risultati ottenuti e mantenerli nel tempo. Il paziente continua a praticare attività fisica regolarmente, seguendo le indicazioni ricevute durante la fase ambulatoriale. Mantenere uno stile di vita sano, con una dieta equilibrata e senza fumo, è fondamentale. Controlli medici periodici e, se necessario, ulteriori sessioni di supporto, aiutano a monitorare i progressi e a prevenire eventuali problemi. L’obiettivo è rendere il paziente autonomo nella gestione della propria salute cardiovascolare.

Innovazioni tecnologiche

La tecnologia offre nuove opportunità nella riabilitazione cardiaca. La telemedicina e gli strumenti digitali, come smartwatch e app, permettono di seguire i pazienti a distanza, aumentando l’accessibilità e la flessibilità dei programmi. Questi strumenti monitorano i progressi, forniscono feedback e adattano gli allenamenti. Dispositivi indossabili controllano frequenza cardiaca, attività fisica e sonno, fornendo dati preziosi. Le app offrono programmi personalizzati, promemoria per i farmaci e supporto educativo. Come evidenziato in un articolo su PMC, telemedicina e riabilitazione virtuale rappresentano il futuro.

Come accedere alla riabilitazione

La riabilitazione cardiaca è un diritto del paziente e fa parte del percorso di cura post-infarto. Generalmente, è il cardiologo curante a prescrivere il programma riabilitativo, indirizzando il paziente verso strutture specializzate. Queste strutture possono essere ospedaliere, ambulatoriali o centri di riabilitazione convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN). I costi possono variare a seconda della struttura e del tipo di programma. In molti casi, la riabilitazione cardiaca è coperta dal SSN o da assicurazioni sanitarie private. È importante informarsi presso il proprio medico o la propria ASL di riferimento per conoscere le modalità di accesso e le strutture disponibili nella propria zona.

Risultati concreti e storie di successo

La riabilitazione cardiaca offre benefici tangibili e duraturi. Numerosi studi, come quello menzionato da Healthline, dimostrano che la partecipazione a programmi di riabilitazione cardiaca riduce significativamente il rischio di mortalità e di nuovi eventi cardiaci. Molti pazienti riferiscono un miglioramento della qualità della vita, una maggiore capacità di svolgere le attività quotidiane e una riduzione dei sintomi come affaticamento e dispnea. Le storie di successo di persone che hanno ritrovato una vita attiva e piena dopo un infarto sono la testimonianza più potente dell’efficacia della riabilitazione cardiaca.

Un impegno per il futuro

La riabilitazione cardiaca post-infarto è un percorso che richiede impegno e costanza, ma i benefici sono inestimabili. Adottare uno stile di vita sano, seguire il programma riabilitativo e mantenere un controllo medico regolare sono investimenti per un futuro più sano e attivo. La riabilitazione cardiaca non è solo un percorso di cura, ma un’opportunità per riprendere in mano la propria vita e costruire un futuro migliore.

Chirurgia plastica: informazioni base sugli interventi

La chirurgia plastica può essere utilizzata sia per interventi di tipo ricostruttivo dopo una malattia o un evento traumatico, sia per migliorare il proprio aspetto fisico. In questo post ci occuperemo del secondo caso, offrendo qualche informazione base sui “ritocchi” maggiormente effettuati dai pazienti, cercando di mettere l’accento su come si tratti di interventi ormai quasi di “routine” – e quindi con una elevatissima percentuale di successi – ma che, in ogni casi, vanno affrontati con serietà, soprattutto nella fase post intervento, per evitare di mettere a repentaglio la propria salute.

Rinoplastica

Dopo aver deciso insieme al chirurgo la forma che si vuole ottenere, eliminando gli inestetismi e tenendo presente la conformazione del viso, l’intervento al naso si effettua con un ricovero di circa un giorno, in anestesia totale. Le medicazioni e la protezione che viene applicata sulla cartilagine in seguito all’intervento vengono tolte dopo circa dieci giorni. Nelle prime settimane, il naso può essere gonfio, quindi per vedere il risultato finale bisognerà avere un po’ di pazienza. Inoltre, la parte rimarrà sensibile e delicata per molto tempo.

Aumento del seno

La mastoplastica additiva è uno degli interventi di chirurgia plastica più diffusi. Si inserisce una protesi in silicone tramite un’incisione alla base del seno o laterale. È sufficiente restare in clinica solo 24 ore, trascorse le quali si viene dimessi. Dopo l’intervento, vengono prescritti farmaci per alleviare il dolore. Il seno acquisterà la forma definitiva dopo circa sei mesi. Nel periodo successivo all’intervento, almeno per qualche mese, non si può svolgere esercizio fisico che sottoponga a sforzo le braccia o i muscoli adiacenti al seno.

Lifting

Dato che la scienza lo permette, perché non regalarsi qualche anno di meno eliminando antiestetiche rughe dal viso? Sono interventi a cui ricorrono sia uomini che donne, in numeri sempre crescenti. Dato che si interviene sui tessuti del viso, è importante che il chirurgo salvaguardi l’espressività. Le nuove tecniche prevedono anche l’uso di un filler, che viene inserito direttamente sotto la cute.

Con il Midface Lift si risolleva la parte centrale del viso, rimodellando la zona delle guance: ciò donerà subito un’aspetto più giovane. Con il lifting della zona delle sopracciglia, invece, è possibile sollevare la pelle che si trova sopra alle palpebre, per “risvegliare” lo sguardo. In ogni caso, si tratta di un intervento con un recupero piuttosto veloce. Ne possono beneficiare pazienti di tutte le età.

Parto cesareo e convalescenza

Anche la gravidanza più serena può andare incontro a qualche piccola complicazione. Il parto cesareo può essere consigliato per motivi medici, e quindi programmato, come qualsiasi altro intervento, in una data che coincide con il periodo della fine della gestazione. In altri casi, viene effettuato d’urgenza, ovvero in caso di determinate condizioni di natura medica della madre o del nascituro.

In passato, le partorienti che ricorrevano al taglio cesareo erano sottoposte a questo tipo di intervento anche per le successive gravidanze, fino a un massimo di tre. Oggi, è possibile partorire naturalmente anche dopo un cesareo, a meno che non il parto non avvenga per incisione verticale. Bisognerà comunque seguire i consigli del medico per quanto riguarda, ad esempio, il tempo che deve trascorrere tra una gravidanza e l’altra.

Quando si effettua un cesareo

Le cause per le quali si ricorre a questo tipo di intervento possono essere diverse: un feto di dimensioni molto grandi, una gravidanza gemellare, problemi di sofferenza del feto o della madre, distacco della placenta o anche mancanza di una adeguata dilatazione nonostante la somministrazione di ossitocina, con travaglio – di conseguenza – troppo lungo.

Anestesia, intervento e degenza

Prima dell’intervento, viene praticata l’anestesia epidurale e una blanda sedazione. La partoriente mantiene uno stato di veglia per tutta la durata dell’intervento. L’equipe medica effettua il taglio della parete dell’utero ed estrae il bambino. Poi viene rimossa la placenta e praticata una sutura. Il taglio viene fatto con un’incisione parallela all’inguine. Una volta guarita la ferita, rimane una cicatrice che però risulta molto discreta, e che non sarà visibile neanche indossando un bikini.

Il taglio cesareo, a differenza del parto naturale, non permette alla madre di alzarsi dal letto dopo qualche ora dalla nascita del bimbo. È necessario aspettare almeno un giorno, e i dolori della ferita sono molto importanti. In questa fase, dove si può iniziare comunque con l’allattamento, vengono prescritti farmaci per stimolare le necessarie contrazioni successive a quelle del parto. In assenza di complicazioni, la degenza in ospedale non supera i tre giorni.

Il benessere del bambino e della mamma

La fase post parto è sicuramente quella più delicata, in quanto la neomamma è molto affaticata e ha necessità di essere aiutata per prendersi cura del bambino. In giorni dove la calma e la serenità sono quasi d’obbligo, avere a che fare con i postumi di un intervento chirurgico è molto impegnativo. Al fine di assicurare il necessario benessere sia alla madre che al neonato, sarà meglio ridurre le visite di parenti e amici, soprattutto nella prima settimana, che è la più difficile.

Come rimettersi in forma

Quando le forze lo permettono, è consigliabile riprendere a camminare e a muoversi. Quando finalmente ci si sente bene e il dolore è scomparso si può riprendere una leggera attività fisica, sempre sotto controllo medico.

Mastoplastica o lifting del seno? Scegli l’intervento adatto a te

Avere un decolleté perfetto, tonico e in armonia con il resto del corpo, è il sogno di molte donne. È proprio per questo che gli interventi di chirurgia plastica al seno sono in assoluto quelli maggiormente scelti nell’ambito della medicina estetica.

Le ragioni che spingono una donna a intervenire su una parte del corpo che definisce in modo così intimo e personale la propria femminilità possono essere le più diverse.

In questo breve focus faremo un po’ di chiarezza sui due principali interventi alle mammelle: la mastoplastica additiva e la mastopessi. Si tratta di due operazioni molto diverse tra loro, la cui la finalità è però la stessa: restituire alla donna un’immagine più sana e giovanile, e, come sanno bene gli esperti di protesi al seno di Motiva, anche un rinnovato benessere psicologico.

Mastoplastica additiva: ecco a chi è rivolta

Questo intervento è indicato per coloro che desiderano aumentare il volume del seno oppure per chi vuole correggere un’asimmetria tra le mammelle. Questa operazione viene praticata anche in pazienti oncologiche che hanno subito l’asportazione di una o di entrambi le mammelle.

Per quanto riguarda le protesi, meglio affidarsi a quelle prodotte da grandi aziende, come la leader del settore Motiva. Le protesi al silicone di Motiva, infatti, sono prodotte in varie forme (anatomiche, a goccia, rotonde) e assicurano un ottimo risultato e decorso post operatorio, in quanto sono realizzate secondo i più alti standard di sicurezza e affidabilità.

L’intervento vero e proprio dura un paio d’ore, e la degenza in clinica si riduce a qualche ora in più. Le pazienti devono comunque osservare un periodo di riposo e effettuare le dovute visite di controllo, così come concordato con il medico.

Mastopessi: il lifting del seno

L’intervento di mastopessi è invece rivolto a coloro che hanno un seno cadente a causa dell’allattamento, oppure al naturale cedimento dei muscoli che sostengono la mammella. È inoltre indicato per le donne che desiderano ridurre o modificare la zona dell’aureola, spostando il capezzolo verso l’alto.

Questa operazione viene effettuata con diverse incisioni e successive suture che permettono di rimodellare completamente il seno. Una parte fondamentale dell’intervento è costituita dalle suture: sarà proprio l’abilità del chirurgo a garantire l’effetto di “lifting” desiderato, e a far sì che il risultato si protragga nel tempo.

Un makeover completo? Si può fare!

Grazie ai progressi in questo campo della chirurgia estetica, sono sempre più frequenti le operazioni che combinano mastoplastica additiva e mastopessi. In questo modo, a qualsiasi età, è possibile riconquistare un aspetto non solo più giovane, ma anche più sano.

Per molte donne, stare bene con se stesse significa anche riconoscersi nell’immagine che torna indietro dallo specchio. Ora che, anche grazie alle protesi innovative di Motiva, questi interventi sono sempre più sicuri, perché non approfittarne?

Pazienti anziani: come alleviare i problemi post operatori

Normalmente, dopo i 65 anni bisogna “fare i conti” con il proprio corpo. Con una alimentazione equilibrata, un po’ di esercizio fisico e una buona vita sociale, si può stare in forma fino a tarda età. Come si legge anche su riviste dedicate al mondo senior, gli “over” ancora in salute possono godersi hobby, attività e affetti in tanti modi diversi. È inevitabile però che, prima o poi, insorga la necessità di un piccolo intervento chirurgico. Dopo una certa età, la fase di recupero è sicuramente più lenta e, in alcuni casi può anche far scaturire problemi di natura psicologica, come una depressione.

Subito dopo l’intervento

Il monitoraggio del paziente continua in modo attento durante tutta la prima fase post operatoria: i parametri vitali sono costantemente tenuti sotto controllo. A seguito dell’anestesia, i pazienti più anziani sono quelli che più frequentemente possono andare incontro a problemi di aritmia, di sbalzi di pressione oppure di crisi cardiache.

Tra le complicanze più comuni, c’è anche il cosiddetto “delirium post operatorio”. Si tratta di uno stato di confusione, che porta ad agitazione, disorientamento e scarsa capacità di formulare pensieri organizzati. Per aiutare il paziente, gli infermieri devono parlare con voce pacata, cercare di farlo rilassare il più possibile, fornirgli qualche oggetto familiare e tenerlo idratato. Quando sarà in grado di alzarsi, verrà invitato a camminare nella stanza o in corridoio.

La depressione senile

Se l’intervento ha richiesto una lunga degenza e se i postumi si fanno sentire a livello di dolore cronico o di una terapia farmacologica molto invasiva, nell’anziano può insorgere uno stato depressivo, che a sua volta non può che peggiorare la situazione. Per curare questa malattia, bisogna essere seguiti da uno specialista, altrimenti si può arrivare a un declino delle facoltà mentali, unito a sensazioni di isolamento e apatia.

Dispositivi medici indispensabili da tenere a casa

 

Grazie agli apparecchi medicali di ultima generazione, digitali, semplici da usare e spesso anche poco costosi, si possono acquistare e tenere sempre a portata di mano alcuni dispositivi molto utili per monitorare alcuni parametri del corpo, oppure per effettuare semplici terapie.

Termometro elettronico a infrarossi

 

Si tratta di un prodotto che ormai viene preferito ai termometri con la colonnina di mercurio o a quelli elettronici. È sufficiente posizionarlo in prossimità della fronte per rilevare, in pochi secondi, la temperatura corporea. Risulta particolarmente utile per misurare la febbre ai bambini, in quanto non c’è bisogno di svegliarli mentre riposano.

Sfigmomanometro

Ovvero il misuratore di pressione. La versione analogica richiedeva un po’ di dimestichezza per poter essere usato, mentre gli apparecchi elettronici sono decisamente user friendly. Si deve indossare il bracciale regolabile e poi spingere un bottone. Dopo qualche secondo, sul display appariranno i dati sulla pressione e sul battito cardiaco.

Apparecchio per aerosol

È un apparecchio nebulizzatore che serve alle terapie che vengono somministrate tramite le vie aeree. In dotazione vengono fornite due maschere in silicone di diverse dimensioni, una per adulti e una per bambini. Sono leggeri e semplici da trasportare.

L’Internet of Things e la medicina

I progressi della tecnologia in campo medico sono ogni giorno più sorprendenti, come si legge anche sulle riviste specializzate destinate alla divulgazione in questo campo della scienza. Quale legame può esserci fra i dispositivi connessi a internet e un migliore benessere del paziente? Il settore dell’Internet of Things (IoT) ha avuto un forte impulso proprio dalla ricerca in campo medico volta a individuare nuove strategie per la diagnosi e cura del paziente.

La nascita dell’IoMT

L’acronimo significa Internet of Medical Things ed è riferito a tutto l’insieme delle tecnologie (hardware e software) applicate ai dispositivi medici. Questi apparecchi servono oggi principalmente per monitorare il paziente, anche in tempo reale, oppure per eseguire determinati esami. Alcuni dispositivi sono indossabili, come quelli per il controllo della pressione del sangue e dei livelli di glucosio, permettendo quindi all’equipe medica di seguire il paziente anche da remoto.

In altri casi, si tratta di elementi che si trovano all’interno delle strutture ospedaliere. Un esempio è dato dai nuovissimi letti intelligenti. Basandosi sui dati presenti sulla cartella clinica del paziente, questi letti possono cambiare assetto o inclinazione in modo autonomo. In ogni caso, questi dispositivi non eliminano la necessità di medici e infermieri, ma possono arrivare a snellire molto il lavoro e le routine giornaliere del personale.